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La nostra cultura occidentale vive di confini, da secoli; confini nati per garanzia di quel che è nostro e di quel che è altrui; confini che a volte ci stanno stretti, ma guai se stanno stretti ad altri. Eppure, quando il cristiano si volge indietro e guarda alla tradizione di fede e di cultura da cui viene, non può evitare nel profondo di sé un sussulto: la fede di Israele nasce come fede di nomadi; ma non è il fatto di avere o non avere una casa, una proprietà, un confine. Potremmo dire che il vero discrimine tra i figli di Abramo e i figli di Caino non è il nomadismo o la sedentarietà. La differenza la fa il modo con cui stiamo sulla soglia della porta della nostra tenda o della nostra casa. La differenza la fa il nostro modo di stare con gli altri e anche il modo di stare senza di loro.